05 maggio 2022
Il caffè è la bevanda più diffusa al mondo dopo l'acqua, considerato che ogni giorno, sull'intero pianeta Terra, se ne consumano oltre 1.6 miliardi di tazze.
Grazie al sapore intenso e unico che sono in grado di sprigionare, uno dei modi più utilizzati per preparare il caffè è attraverso le capsule di caffè.
A questo proposito, molto spesso ci si chiede: il caffè in capsule scade o possiamo goderne dei benefici anche dopo tanto tempo?
Come tutti noi sappiamo, sopra ai prodotti alimentari e non, è presente la data di scadenza, oltre la quale non ne viene consigliato il consumo. Lo stesso vale per le capsule?
Innanzitutto, dal punto di vista organolettico, quello nelle capsule è da paragonarsi al caffè in moka che, una volta superata la fatidica data di scadenza, inizia lentamente a perdere le sue caratteristiche aromatiche.
Tuttavia, la data non coincide con l'inizio della sua deteriorazione, in quanto, a patto che il prodotto risulti integro e quindi non esposto all'esterno, può durare anche per più tempo.
Per meglio comprendere questo concetto, è giusto soffermarsi su due differenti didascalie: la data di scadenza e il termine minimo di conservazione (o TMC). Quest'ultima sigla, indicata dal produttore, rappresenta la soglia oltre la quale il prodotto inizierà inevitabilmente a perdere le sue caratteristiche organolettiche: prendendo come esempio le capsule da caffè, questo periodo di tempo varia da 12 a 24 mesi dalla data di confezionamento, a patto che il prodotto sia stato conservato con cura e risulti integro.
Invece, la data di scadenza è quella che deve essere necessariamente preceduta dalla nota “consumarsi entro il” e viene riportata sopra agli alimenti soggetti a rapido deterioramento, come la verdura, la frutta e vari altri cibi. Quindi, è in questi casi che bisognerebbe rispettare la data presente sulla confezione, in quanto un consumo oltre la stessa potrebbe comportare conseguenze per l’organismo.
Al contrario, il caffè, siccome fa parte dei TMC e vieni quindi disidratato ed essiccato, non deve destare preoccupazione, a parte, ovviamente, nel caso in cui fossero trascorsi periodi lunghissimi, come 10 anni.
Come spiegato nel paragrafo precedente, il caffè non scade e quindi, il consiglio è quello di procedere all'assaggio, dopo aver verificato che la confezione sia integra e in buono stato.
Una volta accertati questi parametri, potremo procedere alla preparazione (qui puoi leggere i nostri consigli per preparare un caffè perfetto), osservando la quantità di schiuma e, soprattutto, il sapore, dal quale potremo inevitabilmente notare un notevole calo aromatico.
A parte il gusto che potrebbe essere poco gradevole, non vi sono reali motivi per buttarlo, in quanto il suo consumo, oltre alla data prefissata, non è pericoloso per la salute.
Nel malaugurato caso in cui il caffè non dovesse aver superato la prova assaggio, non dovremmo buttarlo!
Esistono moltissimi modi con cui è possibile recuperarlo, potendo evitare gli sprechi e godere delle sue numerose proprietà.
A proposito di recupero: se hai bevuto il tuo caffè e ti rimane solamente l’involucro, qui puoi scoprire altri modi per riutilizzare le capsule del caffè.
Concludendo, al contrario degli alimenti come frutta, verdura e carne, il caffè scaduto non deve destare preoccupazione; nel malaugurato caso in cui dovesse presentare un sapore orribile, può invece essere riutilizzato per gli scopi citati sopra.
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